Al Cda non passa la linea dei consiglieri indipendenti. Per la maggioranza non c'è "controllo di fatto". Si attende la decisione del governo sul ricorso al golden power: il Comitato si riunirà il 25 settembre
di Mila Fiordalisi
"Nell’assicurare la piena ottemperanza della Società alla disciplina che la qualificazione così effettuata comporta, il Consiglio di Amministrazione ha nondimeno confermato, a maggioranza, la volontà già annunciata di impugnare la decisione agendo presso le sedi competenti". Con una nota stringata, il cda di Tim, riunitosi a Milano, ha deliberato di andare avanti sulla strada tracciata. Nonostante il pressing dei consiglieri indipendenti di Assogestioni (Ferruccio Borsani, Lucia Calvosa, Francesca Corneli, Dario Frigerio e Danilo Vivarelli) che avevano convocato il consiglio stratordinario per scongiurare il ricorso alla delibera della Consob che ha "addebitato ai francesi il controllo di fatto della società - Vivendi detiene il 23,9% del capitale - non si torna dunque indietro.
Alla vigilia del board aveva fatto sentire la sua voce anche Asati, per "sollecitare la dovuta attenzione da parte di tutti i componenti del Cda”, si legge nella missiva inviata – oltre che al Consiglio, al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ai ministri Carlo Calenda e Giancarlo Padoan e al Presidente della Consob Giuseppe Vegas. Asati, nello scagliarsi contro alcuni commenti – inclusi alcuni articoli di stampa - ritiene che non ci sia alcuna “rappresaglia” che preluda a una compensazione tra Italia e Francia (caso Fincantieri) e che “la Consob abbia agito egregiamente”. “La presenza di Vivendi – fa notare Asati -ha travalicato finora i compiti assegnati in una Società per azioni, con capitale diffuso, a una semplice attività di direzione e coordinamento”.
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